Nel 2015 i fratelli Onetti ci avevano riportato il thriller anni 70 e io non me ne ero accorta.
Titoli di testa col tipico font squadrato, effetto pellicola sgranata, colori ipersaturi, musiche prog gobliniane, primi piani su mani guantate, soggettive dell'assassino, nenie e traumi infantili.
Si capisce subito che 'sti due oltre ad essere argentini sono pure argentiani devoti, al limite del fanatismo e dell'idolatria.
Inizialmente ci si diverte a cogliere le tonnellate di citazioni, ma dopo un po' ci si rende conto che il film è tutto lì, è quella roba e nient'altro.
Non c'è tensione, gli omicidi fanno cacare, la trama è debole e poco lineare, e si fatica pure a seguirla perché gli attori sono cagnacci e per di più goffamente doppiati, credo da sé stessi, in un italiano ridicolo, e perché allo scopo di sottolineare di continuo quanto gli anni 70 siano stati meticolosamente ben ricreati (e in effetti questo bisogna riconoscerglielo) ci si sofferma ad inquadrare per interminabili minuti ogni singolo dettaglio.
Sì, hermanos, le ho viste le bottiglie di J&B, i gialli Mondadori, le bambole logore, le macchine da scrivere, il registratore a nastro, ecc., però mo' basta, per amordiddio, che noia.
Non ci si riesce ad immergere neanche per un istante nel film, non si crede a niente di quello che appare sullo schermo, è come assistere alla proiezione di un elaborato audiovisivo sul cinema anni '70 assegnato a uno studente della Paolino Visconti. Oppure a un fake trailer dilatato a un'ora e venti.
Quando l'omaggio diventa così insistito e plateale si trasforma in una specie di parodia, un esperimento nerd realizzato non si sa per quale tipo di pubblico.
Se fosse stato girato negli anni 70, oggi lo classificheremmo come uno dei peggiori epigoni di Argento.
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